Sono il tipo che parte per Itaca e finisce al MediaWorld
Lo ammetto: sono quel genere di uomo che si sente Kerouac quando prende la tangenziale per andare a comprare il latte.
Nella mia testa sono sempre On the Road, anche quando sono solo in coda al Carrefour di corso Cadore con un cestino che contiene:
• un pacco di pasta,
• un deodorante,
• e l’ennesimo integratore miracoloso che promette “nuova energia e gioventù”
Per anni ho avuto la sensazione che Bukowski parlasse proprio con me.
Problema, io non bevo whisky a colazione, non frequento bettole di Los Angeles e la cosa più borderline che ho fatto è stata reinstallare Windows a un collega che non aveva fatto il backup (questo non è proprio vero!)
Poi ogni tanto mi prende la fase “Giorgio impegnato”.
Quella in cui apro un libro di Chomsky alle due di notte, deciso a capire il mondo, e dopo tre pagine sto fissando il soffitto chiedendomi se domani mi ricorderò almeno la password di dominio.
Nel frattempo, dentro di me sono convinto di essere un personaggio secondario di Pennac: uno di quelli che compare, fa un minimo casino, dice una frase fuori posto e poi sparisce lasciando dietro di sé un misto di entusiasmo e caffè ristretto.
La versione breve: sono sempre di corsa, anche quando sono fermo
Mi riconosci subito.
Sono quello che entra in una stanza con l’aria da “scusate il ritardo”, anche se è in orario.
Se parli con me, succede questo:
• ti ascolto davvero,
• annuisco nel modo giusto,
• ma nella testa sto contemporaneamente pensando a: una playlist da sistemare, i Cranberries, la prossima prova in sala, un libro mezzo letto, tre mail a cui non ho ancora risposto, la canzone che devo Mixare, dove ho messo i bambini ?
E mentre rifletto su tutto questo… mi cade qualcosa: il portafoglio, il badge, le chiavi dell’auto. Di solito tutti e tre a rotazione.
Musica, libri e quella sensazione costante di essere “in bozza”
La mia vita è una specie di mix strano tra:
• concerti e riunioni istituzionali,
• sogni da diciottenne e mal di schiena da quarantenne (magari)
• newsletter, setlist, figli da accompagnare e decisioni rimandate al lunedì successivo.
Quando suono, mi sento finalmente nel posto giusto.
Quando chiudo la chitarra nella custodia, ricominciano le mille versioni di me:
• quello che deve essere serio,
• quello che fa battute,
• quello che dice “da lunedì dieta”,
• quello che poi il lunedì mangia la focaccia.
In mezzo ci sono i libri: On the Road, Bukowski, Chomsky, Pennac.
Li apro per trovare risposte, di solito mi lasciano altre domande. Però almeno mi accompagnano: meno male che non parlano, perché avrebbero parecchio da ridire sulla gestione del mio tempo.
Quindi sì, sono così
Sono uno che:
• si incastra sempre tra un impegno e l’altro,
• si infila in progetti nuovi come fossero prove in sala,
• prova a tenere insieme musica, politica, lavoro, figli, idee e stanchezza cronica… senza manuale di istruzioni.
Ogni tanto mi torna in mente Pennac, quando dice che “il tempo per leggere (e per amare) dilata il tempo per vivere.”
Io ci provo: allargo il tempo come posso.
Altre volte lo prendo di punta e lui vince ai rigori.
Ma, tutto sommato, va bene così.
Sono Giorgio.
Con tutti i miei difetti, i mille inizi, le mezze frasi e i progetti aperti.
E, nel casino generale, comincio quasi a piacermi.
O no?!
Se vuoi capire meglio in che direzione sto andando e cosa faccio quando non scrivo qui sopra, puoi partire da questa pagina: → Cosa faccio
