
Torino è una città che parla sottovoce.
Non ha mai alzato la voce nemmeno quando poteva permetterselo, figurati adesso che sembra vivere in punta di piedi. È una città che ti accompagna, sempre un passo indietro, educata a non disturbare neppure.
Una città splendida, elegante, delicata e ,come dimostrano numeri molto più duri del suo carattere, profondamente sola.
La solitudine a Torino non è un’impressione, né una fantasia editoriale. È un macigno statistico.
Secondo il Censimento ISTAT 2023, il 47,2% delle famiglie torinesi è composto da una sola persona. Si, si, avete capito bene: quasi una casa su due ospita una sola voce, una sola forchetta nel cassetto, una sola bolletta sul tavolo della cucina (no forse le bollette sono di più)
La media italiana sta al 34%: noi siamo avanti. O indietro. Dipende dalla prospettiva e dall’umore con cui leggi questi numeri.
È come se Torino fosse diventata laboratorio di un futuro che altrove non hanno ancora il coraggio di immaginare. Una città che anticipa un Paese che invecchia, si restringe, si sfilaccia e poi, chissà, forse a forza di rimpicciolirsi finisce per sparire in un ascensore del condominio.
Forse perché Torino ha un rapporto complesso con la fragilità: la nasconde così bene che a volte non la vede nemmeno lei.
Le tre solitudini torinesi
Dentro questa città tre forme di solitudine non si parlano tra loro, come quei parenti che ai funerali si salutano appena, stringono i denti e poi tornano ciascuno al proprio dolore separato, ai propri pensieri.
C’è la solitudine ben vestita del Centro e della Crocetta, fatta di appartamenti luminosi, vite ordinate, gente che esce di casa con passo leggero e torna con la stessa discrezione con cui si toglie le scarpe. Lì essere soli non è uno scandalo è un requisito estetico.
Poi c’è la solitudine in movimento di Aurora e Barriera. Là dove gli studenti cambiano casa più spesso del piumone, dove chi arriva resta quel tanto che basta per imparare una linea di tram e poi sparisce dietro un nuovo trasloco, un nuovo lavoro, un nuovo “tornerò”. La solitudine qui non è mai ferma. Trasloca anche lei.
Infine c’è la solitudine che pesa, a Mirafiori Sud e Lingotto: anziani che vivono dentro appartamenti pieni di memorie e senza nessuno che le ascolti, case che sono diventate piccole isole staccate una dall’altra, come se il quartiere fosse un arcipelago fragile.
Tre solitudini che non si parlano quasi mai.
Le case ci sono, le persone meno
Il paradosso è che Torino non è affatto una città vuota. È piena di case, spesso bellissime, molte delle quali, stando ai dati dell’Agenzia delle Entrate, semplicemente non ospitano nessuno. Circa 70.000 alloggi sono vuoti, sfitti, congelati in una sorta di limbo immobiliare che non aiuta né chi cerca un affitto né chi vorrebbe, banalmente, ricostruire una comunità.
Una città piena di case vuote e di persone sole è un compromesso perfetto per non far incontrare nessuno con nessuno.
La solitudine come rischio sanitario
Che la solitudine faccia male lo sapevamo.
Che facesse male quanto fumare quindici sigarette al giorno, invece, lo certifica la ricerca di Julianne Holt-Lunstad pubblicata su Science nel 2023.
Sì: quindici. Non cinque. Non otto. Quindici. E senza nemmeno il beneficio di un momento di socialità al bar per accenderle.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità, sempre nel 2023, ha dichiarato la solitudine “un’emergenza sanitaria globale”.
Nel frattempo, a Torino, i disturbi d’ansia e depressione sono aumentati del 23% in quattro anni, con picchi nelle zone dove gli over 75 vivono da soli. Ma anche qui parlarne è considerato poco elegante. Torino sa essere austera persino quando soffre.
Una città che non sa chiedere aiuto
C’è un tratto caratteriale che Torino difende con fierezza: la riservatezza.
Che è elegante, certo.
Che mantiene una certa dignità, assolutamente.
Che però, nel lungo periodo, fa sì che nessuno chieda aiuto, e nessuno lo offra, e ciascuno pensi che l’altro stia bene così.
Fino a quando non sta bene.
E allora, spesso, è troppo tardi.
Chiedere aiuto a Torino è quasi una devianza.
Un’anomalia nella grammatica sociale.
È molto più tollerato il silenzio,
Il problema non è la solitudine: è la solitudine non detta
La politica locale non ha ancora un vocabolario per affrontare questo tema.
Non c’è un assessorato alla solitudine, non c’è un piano urbano per scioglierla, non c’è un dibattito pubblico che la nomina esplicitamente.
Si parla di mobilità, di sicurezza, di rigenerazioni, di eventi culturali, di commercio — tutte cose sacrosante.
Ma la solitudine attraversa tutte queste dimensioni come un fiume sotterraneo.
Una città sola compra meno, passeggia meno, vota meno, si ammala di più, genera meno fiducia nella politica e ne riceve altrettanto poca.
È un circolo vizioso, un circuito umano interrotto.
E finché non avremo il coraggio di ammetterlo continueremo a costruire infrastrutture sopra un terreno che si sgretola.
Torino non ti salva. Torino ti interroga.
Torino non è una città che ti abbraccia.
Non lo ha mai fatto.
È una città che ti lancia una sfida:
Vuoi far parte di qualcosa? Allora costruiscilo. Da solo. O meglio: a partire da te.
È una città che ti osserva da dietro le sue finestre illuminate, ti lascia camminare, ti lascia cadere, ti lascia rialzare.
A volte ti lascia un po’ troppo.
Ma è anche una città che, quando inizi davvero a parlarle, ti restituisce un’intensità che altrove non trovi.
Torino è introversa, non ostile.
È timida, non lontana.
È riservata, non vuota.
Bisogna solo avere il coraggio di bussare e di accettare che non sempre risponderà subito.
La solitudine qui è una condizione ,è un materiale grezzo.
Va lavorato, modellato, contraddetto.
Va usato per creare circuiti, legami veri, duraturi, non effimeri.
Torino non ti salva, Torino ti mette alla prova.
E a volte è proprio questo che fa più male.
Ma è anche ciò che può farci crescere.
Bibliografia e fonti
ISTAT – Censimento permanente della popolazione 2023
Composizione dei nuclei familiari per Comune.
https://www.istat.it/it/censimenti/popolazione-e-abitazioni
Comune di Torino – Ufficio Statistica (2023)
Bilancio demografico, rapporti demografici di area, dataset sui nuclei unipersonali.
Agenzia delle Entrate – Osservatorio del Mercato Immobiliare (OMI, 2023)
Dati sugli alloggi sfitti e patrimonio residenziale.
ASL Città di Torino – Rapporto Sanitario 2019–2023
Trend disturbi d’ansia, depressione, fragilità sociale.
WHO – World Health Organization (2023)
“Loneliness: A Global Public Health Concern”.
Holt-Lunstad, J. (2023)
The public health impact of loneliness. Science.
Klinenberg, E. (2018)
Palaces for the People: How Social Infrastructure Can Help Fight Inequality.
Putnam, R. (2000)
Bowling Alone: The Collapse and Revival of American Community.
OECD (2023)
Addressing Loneliness in Cities.
European Commission (2023)
“Loneliness in Europe”.
